Le Iene non è certo un programma di nicchia, né uno show smaccatamente assurdo come i talk show della D’Urso o Mistero, che è fin troppo palese che dicano cazzate. Al contrario, il programma di Italia 1, quest’anno in onda in prima serata la domenica, si presenta come un programma di buona informazione, talvolta dissacrante, spinto dalla volontà di smascherare bugie, imbrogli, inganni e verità non dette. Non solo. Lo seguono milioni di persone, per lo più giovani studenti: la puntata del 17 febbraio 2013, quella in cui si parlava di Gioele, per intenderci, è stata vista da 3.222.000 di spettatori, con il 14, 77% di share. Anche quella del 24 febbraio 2013, in cui invece c’era un servizio su Celeste, ha registrato più o meno gli stessi ascolti ed è stato, con il 15,02% di share, il secondo programma più visto dopo la fiction Tutta la musica del cuore, mandato il onda da Rai1. Senza poi contare le visualizzazioni delle clip caricate online. Insomma, per farla breve, with great power comes great responsibility: ecco dunque che è ancora più incresciosa, imbarazzante e condannabile la serie di interviste –qui uno dei servizi– che Giulio Golia ha realizzato sul metodo Vannoni.
Non è certo una novità che si gridi al complotto della medicina tradizionale contro forme di medicina alternativa, che verrebbero ostacolate per non dover spartire lauti guadagni: il Grillo-pensiero, secondo cui Aids e cancro sarebbero un’invenzione delle case farmaceutiche guidate da interessi economici, è purtroppo sensibilmente diffuso. Qui la questione è un po’ più delicata, perché non c’è una vera e propria opposizione tra tradizionale e alternativo, ma piuttosto la sponsorizzazione di cure con le cellule staminali, su cui la medicina “convenzionale” stessa conduce sempre più studi, con crescente interesse verso le promettenti applicazioni. Il filo rosso della vicenda è più che altro un’accusa alla burocrazia -avessero detto il sistema sarebbe stata la stessa cosa, vista l’approssimazione di contenuti- che , nella veste del Ministero della Sanità e dell’AIFA ( Agenzia italiana del farmaco), avrebbe impedito alle famiglie di bambini affetti da gravi patologie di curarli adeguatamente: ovviamente, ogni servizio reca primi piani strazianti e zoom ripetuti su una quotidianità di tristezza e dolore. E se non è assolutamente il caso di giudicare la reazione di un genitore di fronte alla sofferenza del proprio figlio, mi pare invece doveroso segnalare il lavoro inappropriato e vergognoso di un giornalista: e non è neanche necessario scendere nei dettagli tecnici della questione; è più che sufficiente soffermarsi sul metodo adottato nel diramare un argomento profondamente complesso e una vicenda spinosa.
Il dottor Vannoni, che si definisce un neuroscienziato e che Giulio Golia intervista come fosse un luminare, è laureato in Lettere e è attualmente affiliato all’Università di Udine, in cui è professore associato nel dipartimento di Scienze Umane e insegna Psicologia generale. Ripeto: psicologia generale. Davide Vannoni sostiene di poter curare, con il suo metodo, più di 60 tipi di malattie, tra cui:
Tutte grazie allo stesso principio, tutte indistintamente: insomma, lui, laureato in Lettere, avrebbe scoperto una miracolosa cura polivalente. Il commento a questa terapia ” che porta incredibili progressi” viene affidato non a un medico, non a un ricercatore, non a qualcuno che possa spiegare, contraddire, muovere obiezioni, ma ai padri e alle madri di bimbi malati. Secondo Golia, cosa mai potrebbe dire, fare o pensare a un genitore disperato di fronte a una promessa di guarigione, forte di piccoli miglioramenti? Ovviamente, non si accenna neanche al fatto che bisogna vedere quale sarà l’evoluzione della malattia sul lungo termine, che è troppo presto per poter trarre conclusioni lapidarie (“incredibili progressi”) e che le sperimentazioni si devono basare non su uno, non su due pazienti, ma su più casi, monitorati nel tempo. E per approfondire ulteriormente, chi altro viene intervistato? Il dottor Vannoni. E qual è la sua brillante dichiarazione? Che a una lucertola, a cui io abbia tagliato la coda, la coda ricresce. Che le cellule staminali ci fanno crescere i capelli, le unghie. Che sanno dove andare, che si trasformano nel tessuto che serve, che questa è una cosa fantastica. Che secondo lui dovrebbe esserci un centro di studi sulle staminali al fianco di ogni unità spinale ospedaliera. Insomma, a sentirlo parlare, quest’inquietante caricatura di sé stesso, sembra che sia solo lui a fare ricerca sulle staminali in Italia, che abbia scoperto lui tutti i potenziali utilizzi in campo medico e che fuori ci sia una schiera di scettici diffidenti pronti a diventare suoi detrattori, non perché i suoi studi non hanno dimostrato validità alcuna, no. Per qualsiasi altra ragione, tranne per quella più ragionevole. E Golia non chiede né si chiede se per caso le cose stiano in un altro modo, non indaga, non si procura altri pareri. Si limita a mettere musiche allegre e spensierate come sottofondo alle immagini dei bambini, delle famiglie e del professore in neuroscienze cognitive, mentre ogniqualvolta cita medicina tradizionale, AIFA e Ministero le note si fanno cupe e lugubri, portatrici di funesti presagi. Increscioso, veramente.
Dal servizio di Giulio Golia
Poi si va sul sito della StaminaFoundation e si scopre che non c’è traccia di risultati e statistiche, né una descrizione del metodo utilizzato o dei casi trattati, e nemmeno la pubblicazione di un qualsiasi studio. Invece, sul sito degli Spedali Civili di Brescia ad oggi si legge che L’ Azienda ha cessato ogni trattamento in questione, per effetto di formale divieto disposto dall’AIFA con ordinanza n. 1/2012. Anche il rapporto convenzionale con STAMINA Foundation è stato interrotto.
Purtroppo, come sempre viene fatto passare il messaggio che la scienza e in particolare la medicina siano un sapere rigido e sorretto da interessi economici, che non ammette il dubbio o voci discordanti: mentre invece è esattamente il contrario, e a non ammettere il dibattito qui sono proprio Golia, che non si è preoccupato di raccogliere più informazioni, di documentarsi a dovere, e il dottor Vannoni, che è assolutamente convinto di maneggiare la materia, nonostante un cv totalmente inadeguato. Quel che è più grave è che si pretende di risolvere una questione ampia e impervia semplificando, perché certo semplificare permette di farsi capire da più persone e soprattutto di raccogliere più consensi. Certo, è proprio quello che ci vuole. Un atteggiamento del genere non solo è fuorviante, non solo snatura la logica intrinseca del progresso scientifico, ma inganna tutti quelli che non hanno gli strumenti, le capacità e le conoscenze pregresse per capire l’idiozia delle elucubrazioni del sedicente professore. E il punto non è il cosa, ma il come: ché di dibattiti su malattie, cure, pianeti, asteroidi, universo, elementi, equazioni, materia, anti materia ce ne sono sempre stati e sempre ce ne saranno, ma hanno senso se e solo se sono condotti con cognizione di causa, da persone competenti e soprattutto rispettando il requisito minimo del metodo sperimentale, che è quello dell’evidenza razionale.